Il maglione da uomo Loro, che sono abituati ad una femmina differente


Credo nella possibilità di esprimere sé stessi anche attraverso l’abbigliamento, gli accessori, il trucco e parrucco.

Da bambina i miei genitori mi obbligavano ad indossare gonne e vestitini, quando io avrei voluto sempre e soltanto vestire pantaloni, perché me li sentivo appropriati. Esprimevano me in quel momento, mi rappresentavano come bambina.

Crescendo ho iniziato ad indossare le gonne (per scelta) e mi sono sentita dire “ma allora non sei più un maschiaccio”. Ma maschiaccio a chi?

La libertà dell’essere umano passa anche da un maglione da uomo indossato da una donna, per esempio dalla mia fidanzata, senza che ciò la definisca “maschio”, perché lei non vuole né essere un maschio, né tantomeno scimmiottarlo.

Affari suoi? No, affari di stato a quanto pare. Le battute fioccano come stelle cadenti la notte di San Lorenzo.

Sopracigli alzati in ufficio, dai colleghi maschi ai quali vanno in tilt i due neuroni e non sanno più dove catalogarti. Perché passi il tailleur giacca pantalone, passi la scarpa francesina (da donna), ma se addirittura indossi il cronografo, dove ti mettono? Loro, che sono abituati ad una femmina differente, possono tentare di definirti a colpi di battute e devi avere una certa personalità per resistere e fartele scivolare via.

Diversamente le colleghe donne, non battono quasi mai ciglio, anzi. Forse è questo che dà noia ai colleghi.

La mia fidanzata ama vestire “maschile” e non potrebbe essere altrimenti per lei. E’ il suo modo d’essere, il suo modo per sentirsi bene.

E’ elegante, delicata e sinceramente più femminile di alcune donne in tacco e gonnella.

Oserei dire che lei è più femminile di me che impazzisco per la lingerie di pizzo e le scarpe col tacco.

Un maglione da uomo talvolta può definire un uomo ma mai definirà una donna.